Gustav Meyrink – Alle frontiere dell’occulto. Scritti esoterici – Recensione
Conosco le edizioni Arktos da alcuni anni e, in particolare, da quando acquistai la loro ristampa anastatica del fondamentale volume di “Dissertazioni sopra le apparizioni de’ spiriti e sopra i Vampiri” di Agostino Calmet, un tempo unica edizione rintracciabile del volume (tratta da microfilm, in epoca in cui le scansioni e google ancora non esistevano), e posso confermare che questo editore ha sempre avuto un occhio di riguardo per testi di esoterismo e occultismo di pregio e rarità.
Recentemente, è stata colmata una grave lacuna delle offerte librarie, recuperando gli scritti esoterici di un importante scrittore “fantastico” (ma occultista ed esoterista per primo) del secolo scorso (primi del ‘900): Gustav Meyrink, ampiamente noto per opere come Il golem, Il domenicano bianco, La notte di Valpurga e Il volto verde.
Le opere citate sono considerate tra i principali capolavori di genere fantastico degli albori del genere, almeno per la modernità/contemporaneità, sebbene siano testi complessi, in cui il fantastico è spesso tracciato in modo velato, simbolico, senza quell’eccesso scenico che invece andrà sempre più a caratterizzare il genere con indirizzo anglo-americano: il fantastico in Meyrink è il disvelamento di quell’altra parte di realtà – oltre o trascendente la nostra, ma con la quale convive – che fa parte di una più ampia e complessa weltanschauung in cui Meyrink probabilmente credeva fermamente.
“Alle frontiere dell’occulto. Scritti esoterici (1907-1952)”, raccoglie proprio gli scritti in materia del periodo indicato, tracciando una rotta tra un Meyrink ancora agli inizi della sua carriera letteraria e quello più maturo, in cui vengono analizzati argomenti trasversali e vari, con grande ricchezza dottrinale e di ricerca, in parallelo e amalgamati con fatti quotidiani della vita dell’Autore, a volte in una mescolanza tale per cui diventa difficile segnare il confine tra ciò che Meyrink ha realmente vissuto e cosa invece appare meno convincente al lettore scettico del XXI secolo.
Scopriamo che, giovanissimo, Meyrink stava per suicidarsi ed è stato proprio “salvato” dalla consegna di un opuscolo librario su volumi di occultismo, che lo hanno spronato a studiare e approfondire la materia, dai libri prima e poi con frequenti rapporti con medium di mezza europa (quasi tutti smascherati come imbroglioni) poi, per iniziare infine carteggi con santoni e asceti orientali e indù, che lo hanno portato alla pratica dello yoga e alla sperimentazione di droghe, passando anche per una fase di studio e pratica dell’alchimia, sia di stampo chimico che metafisico.
Il volume parla di fachiri e asceti induisti, di soggetti dotati di poteri quasi magici o capaci di comandare agli spiriti e ai djinn, intrecciando teorie che spaziano dal corpo sidereo di Paracelso all’esistenza di ectoplasmi, dal governo su corpi angelici al trasferimento istanteno di oggetti, il tutto riportato a una magna dottrina o teoria che riesce a mantenere stabilmente assieme e armonizzare le più disparate correnti religiose e filosofiche.
Accanto allo yoga e alla cabala, accostate come poi sempre più i moderni hanno saputo fare, c’è quindi spazio per spiegare persino le stigmati di santi e beati e riportare Gesù in un ruolo di Maestro spiriturale accanto a Sri Ramakrishna e Govinda Swami; mentre Paracelso diventa un altro interprete dei medesimi fenomeni spirituali e della composizione del Mondo cosmico in una via tantrica all’Alchimia, laddove la stessa materia viene poi trattata attraverso gli scritti di San Tommaso d’Aquino fino alla ricerca di una rara sostanza gialla, nelle profonde e antiche cloache, per arrivare a creare la pietra filosofale e trasformare i metalli in oro, esperimento che lo stesso Meyrink ha tentato quasi con successo.
L’interpretazione dei sogni e l’uso di hashish si rivelano infine strumenti anche per peculiari aneddoti della vita dell’Autore, rovinato economicamente suo malgrado, quando era direttore di una banca privata con altro socio, proprio per voci legate alle sue eccentriche condotte di vita, che però scopriamo in altri casi aver vissuto realmente fenomeni al confine con la preveggenza, capaci anche di salvargli (nuovamente) la vita o rivelargli complotti alle spalle della Storia del mondo, fino alla prima guerra mondiale o addirittura in una (satirica e comica) visione dell’aldilà.
Tutti approfondimenti che riescono ancora più chiari dal brillante saggio di postfazione di Piero Cammerinesi, fondamentale (come lo sono le note al testo) per la completa comprensione del volume e per la conoscenza di un Autore che è rivelazione: che fosse maestro della narrativa fantastica si sapeva, ma francamente non pensavo avesse avuto una vita così curiosa, ricca di fenomeni e soprattutto una conoscenza così vasta, enciclopedica e trasversale di argmomenti esoterici, ancor più soprendente per un’epoca in cui internet e wikipedia non esistevano e lo studio era basato su massicci libri o corrispondenza con personaggi esotici, studiosi o esploratori.
Il volume è a cura di Gianfranco de Turris e Andrea Scarabelli, due nomi che sono garanzia, il primo per la carriera granitica nella cura di testi narrativi e saggistici, in particolare declinanti al fantastico; il secondo, ancora giovane, vero astro nascente del settore in Italia, avendo negli ultimi anni curato (o contribuito a) tutti o quasi i principali testi di carattere realmente colto usciti in Italia che declinassero al fantastico o all’esoterico, per tacere della ricchezza di una rivista come Antarès, a cui ho anche avuto il piacere di partecipare con un breve racconto.
Dal sito dell’editore: Cabala e alchimia, yoga e spiritismo, teosofia ed occultismo, sogni e fantasie letterarie: ecco alcuni dei temi affrontati in «Alle frontiere dell’occulto», raccolta degli scritti esoterici di Gustav Meyrink (1868-1931), autore di indimenticabili romanzi come il «Golem», «La notte di Valpurga» e «L’angelo della finestra d’Occidente». Un volume che colma un vuoto, fondendo due antologie ormai introvabili, «Alle frontiere dell’Aldilà» (tradotto da Julius Evola) e «Il diagramma magico». Per capire la narrativa di Meyrink, come hanno scritto i suoi più acuti interpreti (da Jung a Zolla, da Scaligero a Evola), occorre affrontare anche la sua visione del mondo, antimaterialista e antiprogressista, a favore dell’immaginazione creatrice. Un viaggio andata e ritorno nell’Ignoto, in quel mistero che è il cuore della nostra vita. Tutte tematiche presenti in questo libro che, oltre alle prefazioni dei curatori Gianfranco de Turris e Andrea Scarabelli, all’imponente corpus di note e alle appendici epistolari, è corredato da un saggio di Piero Cammerinesi e dalle incursioni pittoriche nell’Altrove di Danilo Capua, omaggio al genio di Gustav Meyrink. Per consultare l’indice: Indice (PDF)
Pagine: 368
Anno: 2018
ISBN: 978-88-7049-119-7
26,00 €