Studi Lovecraftiani n. 17 – Dagon Press
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Questa estate dal clima impazzito è latrice di un nuovo numero della longeva e autorevole rivista dedicata al visionario di Providence, H.P.Lovecraft: chi volesse toccare altre vette di follia, oltre a quelle climatiche, potrebbe trovare pane per i propri denti nelle agghiaccianti manifestazioni di Shub-Niggurath (da ora in poi, nel testo, abbreviato come SN) divinità aliena della mitologia Lovecraftiana che in questo numero ha un ruolo centrale.

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I RACCONTI DI DAGON – Dagon Press
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Torna la grande narrativa Lovecraftiana, in una antologia Dagon Press, dal titolo “I RACCONTI DI DAGON: 16 storie lovecraftiane” a cura di Pietro Guarriello (e con introduzione di Fabio Calabrese).

Il volume contiene anche il mio racconto “La pietra grigia”, già apparso in Italia nel solo formato digitale col titolo “La pietra” (quindi questa è un’ottima occasione di prenderlo e leggerlo in un formato materiale, piacevole e resistente nel tempo) e tradotto in Francia – in solo formato cartaceo – con il titolo “La pierre”, sulla prestigiosa rivista Gandahar (N. 7; L’Enfer sur terre, a cura di Jean-Pierre Fontana).

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H.P. Lovecraft – Teoria dell’orrore – Recensione
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Questa è la 6a parte della disamina completa dei testi di Lovecraft attualmente in commercio in Italia: non una bibliografia completa, di materiale fuori catalogo o collezionistico, solo in parte citato, ma una selezione di ciò che oggi si può facilmente trovare in commercio e che, francamente, rende inutile e dispendioso cercare materiale più vecchio fuori catalogo (salvo intenti collezionistici o antiquari).

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H.P. Lovecraft – L’età adulta è l’inferno – Recensione
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Questa è la 5a parte (in prosecuzione) della disamina completa dei testi di Lovecraft attualmente in commercio in Italia: non una bibliografia completa, di materiale fuori catalogo o collezionistico, solo in parte citato, ma una selezione di ciò che oggi si può facilmente trovare in commercio e che, francamente, rende inutile e dispendioso cercare materiale più vecchio fuori catalogo (salvo intenti collezionistici o antiquari).

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H.P. Lovecraft – Oniricon – Recensione
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Ho finalmente potuto sfogliare lo splendido volume “Oniricon – Sogni, incubi & fantasticherie”, contenente materiale di H.P. Lovecraft e curato dal sempre eccelso Pietro Guarriello (massimo esperto di Lovecraft in Italia) e appena pubblicato da Bietti Ed. nella collana l’Archeometro (334 pag., € 20,00): si tratta di un vero gioiello.

Il libro si compone di varie sezioni. Si apre con un saggio introduttivo di Gianfranco De Turris, altro massimo esperto in materia. Segue poi il breve componimento poetico “Al sognatore” di H.P. Lovecraft, dal manoscritto della Brown University di Providence, e presenta poi una prima parte che è costituita da un vero e proprio epistolario, con una introduzione di S.T. Joshi e un ricco apparato di note esplicative. La nota editoriale, con grande chiarezza e tecnicismo, offre precisamente i riferimenti alle fonti originale, cosa spesso assente in altri epistolari e invece di grande utilità. Le principali fonti, infatti, sono i volumi delle Selected Letters americani (o The H.P.Lovecraft Dream book, Necronomicon press 1994, a cura di Joshi, anche se parte di questo materiale è di fatto presente anche nelle Selected letters, ma non tutto!) e un paio di lettere custodite alla University of Minnesota.

Di 41 contributi epistolari complessivi, più della metà sono inediti in Italia, mentre le altre lettere sono state stampate pressoché solo in volumi oggi fuori catalogo o di difficile reperibilità: ma sulla disamina delle singole lettere tornerò dopo, in conclusione dell’articolo. Posso però chiarire immediatamente che molte di queste lettere concernono proprio dei sogni fatti da Lovecraft e dai lui raccontati ai suoi destinatari: è noto come l’attività onirica di Lovecraft fosse caratterizzata da sogni già molto strutturati e ordinati, al punto che a volte da essi egli ha tratto dei racconti già pressoché organizzati; ebbene, in molte di queste lettere trova posto una sorta di selezione di racconti inediti. Non si tratta cioè di lettere dal contenuto eccessivamente pedante o tecnico, bensì soprattutto di grande portata immaginaria e narrativa.

Segue poi una seconda sezione, introdotta da un saggio di Guarriello, contenente alcuni racconti che sono derivati proprio da sogni di Lovecraft, da lui scritti o elaborati come “collaborazioni postume” o che riguardano la materia del sogno, con un apparato critico che li pone in confronto proprio con le epistole contenute nella sezione precedente e che li riguardano.

Questa sezione, contiene (in una nuova e pregevole traduzione) i racconti: Nyarlathotep; La testimonianza di Randolph Carter; Polaris, Celephaїs, Sotto il chiarore lunare, La “cosa” sul campanile e I sogni di Yith. Mentre i primi quattro sono già presenti sia nelle antologie Newton che Mondadori e il quinto solo in Newton, gli ultimi due sono presentati qui per la prima volta in italiano.

Il volume si conclude poi con un altro saggio di Giuseppe Magnarapa e un indice dei nomi.

Oniricon, pertanto, si presenta come un volume di altissimo pregio, sia per contenuti che per cura editoriale e non può mancare nella biblioteca di un vero cultista lovecraftiano…

Concludo tornando in maniera puntuale ed esaustiva sulle epistole. Come noto, ho già ampiamente analizzato le edizioni italiane di tutta l’opera di H.P. Lovecraft in varie occasioni: ripercorrendo l’opera completa in Italia, partendo dalle edizioni più vecchie e dando risalto a quelle maggiormente commerciabili e utili, anche in un aggiornamento recente sulle nuove edizioni del 2016/17, nonché affrontando anche l’analisi dell’intero epistolario in una ancor più recente occasione.

Rispetto, appunto, a questa recente analisi delle lettere di Lovecraft, che invito a consultare in parallelo alla lettura di questo articolo, mi è quindi possibile offrire una tabella riassuntiva dei contenuti di Oniricon che pone appunto a confronto le 41 lettere di questo nuovo volume con le precedenti edizioni e con la raccolta delle Selected letters americana, di cui si ripropone la numerazione originale: ecco, quindi, che nella prima colonna trovate il numero che contraddistingue le lettere degli epistolari americani (5 voll. di Selected Letters della Arkham House), per totali 930 lettere, a cui ho aggiunto, in calce, alcune lettere da me numerate seguendo la numerazione originale, assenti nelle Selected letters, ma presenti in questo volume (tratte, come accennato supra, soprattutto dal volume The H.P.Lovecraft Dream book); nella seconda colonna trovate il destinatario, mentre nella terza la data di compilazione (in ordine cronologico). Seguono i riferimenti di presenza in edizioni italiane: la 4a e 5a colonna sono dedicate alla indicazione di quali lettere sono presenti nel volume “Lettere dall’altrove” (ed. Mondadori, a cura di Giuseppe Lippi) con la relativa pagina di riferimento; la 6a e 7a colonna, in modo similare, sono dedicate alla indicazione di quali lettere sono presenti nel volume “L’orrore della realtà” (ed. Mediterranee, a cura di Sebastiano Fusco e Gianfranco De Turris) sempre con la relativa pagina di riferimento. Nell’ultima colonna, infine, è indicata la presenza, integrale o per frammenti, in altri volumi italiani e più nello specifico “Istantanee” (ed. Mondadori), “Il libro dei gatti” (ed. Il Cerchio, a cura di Pietro Guarriello) e “Il vento delle stelle” (Ed. Agpha press, sempre a cura di S. Fusco), ma soprattutto è indicata la presenza nel presente volume Oniricon.

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Concludo augurandoVi una buona lettura!

Le lettere di H.P. Lovecraft
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Ho già affrontato l’analisi precisa delle edizioni italiane di tutta l’opera di H.P. Lovecraft in due occasioni: ripercorrendo l’opera completa in Italia, partendo dalle edizioni più vecchie e dando risalto a quelle maggiormente commerciabili e utili, e in un aggiornamento recente sulle nuove edizioni del 2016/17. Restava però da affrontare il titanico argomento delle lettere, in buona parte tuttora inedite in Italia: un durissimo lavoro, che però qualcuno doveva pur fare… E quel qualcuno sono stato io.

Di seguito trovate l’analisi dei principali testi contenenti le lettere di Lovecraft. Nella prima colonna trovate il numero che contraddistingue le lettere degli epistolari americani (5 voll. di Selected Letters della Arkham House), per totali 930 lettere, a cui ho aggiunto, in calce, alcune lettere da me numerate seguendo la numerazione originale, assenti nelle Selected letters, ma presenti in alcune edizioni italiane (evidentemente tratte da altre fonti o epistolari americani). Nella seconda colonna trovate il destinatario, mentre nella terza la data di compilazione (in ordine cronologico). Seguono i riferimenti di presenza in edizioni italiane: la 4a e 5a colonna sono dedicate alla indicazione di quali lettere sono presenti nel volume “Lettere dall’altrove” (ed. Mondadori, a cura di Giuseppe Lippi) con la relativa pagina di riferimento; la 6a e 7a colonna, in modo similare, sono dedicate alla indicazione di quali lettere sono presenti nel volume “L’orrore della realtà” (ed. Mediterranee, a cura di Sebastiano Fusco e Gianfranco De Turris) sempre con la relativa pagina di riferimento. Nell’ultima colonna, infine, è indicata la presenza, integrale o per frammenti, in altri volumi italiani e più nello specifico “Istantanee” (ed. Mondadori), “Il libro dei gatti” (ed. Il Cerchio, a cura di Pietro Guarriello) e “Il vento delle stelle” (Ed. Agpha press, sempre a cura di S. Fusco), oltre a un’unica lettera in Studi Lovecraftiani n. 12-bis.

Vi prego di considerare il materiale riservato e di citare la fonte in ogni caso. Buona lettura!

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H.P. Lovecraft – Aggiornamento sulla bibliografia al 2017
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Come noto, da tempo ho analizzato la bibliografia essenziale su H.P. Lovecraft in Italia, che trovate a questo link e a cui mi riporto integralmente, in quanto resta esaustiva e sostanzialmente completa.

Tuttavia, in tempi recenti, Mondadori ha pubblicato alcuni volumi che rendono necessario un chiarimento e un approfondimento ulteriore, che trovate in questo articolo.

Infatti, da poco (ottobre 2017) è uscita una nuova edizione di tutti i racconti, con una nuova copertina di Breccia, che francamente è molto più bella del precedente volumone omnia (che aveva una immagine davvero fuori tema): il volume, a livello contenutistico, è esattamente lo stesso dei precedenti volumi singoli. Sono contenuti in ordine tutti i racconti, poi i racconti in collaborazione e infine quelli giovanili. Resta sempre esclusa, non si capisce perché, la parte di poesie ed epistole e in particolare mancano i Funghi di Yuggoth (francamente qualcosa si poteva recuperare in queste nuove edizioni, magari dividendo il materiale in modo più comodo da leggere, visto che in pratica è un vocabolario).

Tutti i racconti

Inoltre, tra 2016 e 2017 sono usciti due volumi di simil-pregio. Si tratta di “Cthulhu I racconti del mito” e “Necronomicon”. Li definisco di simil-pregio perchè di fatto si tratta di cartonati (Collana I Draghi) in materiali abbastanza comuni, con bordo pagina tinto rispettivamente in nero e rosso e illustrazioni all’interno, ma che non sono in realtà particolarmente eccelse (la copertina di Cthulhu è molto fumettistica e poco rispettosa del disegno originale di Lovecraft, sulla cui fisionomia oculare mi sono dilungato lungamente nel mio saggio; più gradevole il Necronomicon che imita veri libri antichi, ma siamo lontani dalla bellezza de I Meridiani!).

Questi due volumi raccolgono la parte fondamentale dell’opera di Lovecraft, ma non tutto il materiale già presente nei singoli volumi o nel volume omnia: sono, in particolare, totalmente assenti i racconti giovanili e la maggior parte delle collaborazioni.

Ci sono poi ottimi apparati critici, in particolare di Giuseppe Lippi, che sono una novità rispetto al passato: Necronomicon contiene una antologia di brani tratti da vari racconti che citano o concernono il volume proibito.

L’ironia vuole che nel volume Necronomicon sia però assente il racconto “Storia e cronologia del Necronomicon”, che era già contenuto nel volume “Cthulhu”, ma che forse poteva essere ristampato (parliamo di due pagine scarse di – cito a memoria – un frammento epistolare).

Di seguito riporto l’elenco completo dei racconti, come già presenti nei singoli volumi, evidenziando in rosso quelli presenti nel volume Necronomicon e in blu quelli presenti nel volume Cthulhu: restano pertanto esclusi dai due nuovi volumi tutti i racconti privi di colore a evidenziarli.

Tutti i racconti, Vol. I – 1897-1922

La tomba – 1917

Dagon – 1917

La stella polare – 1917

Oltre il muro del sonno – 1919

Memoria – 1919

Ex barone – 1919

La scomparsa di Juan Romero – 1919

La Nave Bianca – 1919

La rovina di Sarnath – 1919

La dichiarazione di Randolph Carter – 1919

Il Terribile Vecchio – 1920

L’albero – 1920

I gatti di Ulthar – 1920

Il tempio – 1920

La verità sul defunto Arthur Jermyn e la sua famiglia – 1920

La Strada – 1920

Celephaїs – 1920

Dall’altrove – 1920

Nyarlathotep – 1920

Un’illustrazione e una vecchia casa – 1920

Ex Oblivione – 1920-1921

La città senza nome – 1921

La ricerca di Iranon – 1921

La palude della luna – 1921

L’estraneo – 1921

Gli altri dei – 1921

La musica di Erich Zann – 1921

Herbert West, rianimatore – 1921-1922

Hypnos – 1922

Sui raggi di luna – 1922

Azathoth – 1922

Il segugio – 1922

La paura in agguato – 1922

La bottiglia di vetro – 1897 (racconto giovanile)

La caverna segreta, o l’avventura di John Lee – 1898 (racconto giovanile)

Il mistero del camposanto, o la vendetta del morto – 1898 (racconto giovanile)

La nave misteriosa – 1902 (racconto giovanile)

L’essere nella caverna – 1905 (racconto giovanile)

L’alchimista – 1908 (racconto giovanile)

Il Prato verde – 1918-1919 con Winifred V. Jackson

La poesia e gli dei – 1920 con Anna Helen Crofts

La visione del caos – 1920-1921 con Winifred V. Jackson

L’orrore di Martin’s Beach – 1922 con la moglie, Sonia Green

 

Tutti i racconti, Vol. II – 1923-1926

I topi nel muro – 1923

Innominabile – 1923

La ricorrenza – 1923

La Casa sfuggita – 1924

Orrore a Red Hook – 1925

L’incontro notturno – 1925

Nella cripta – 1925

La discesa – 1926?

Aria fredda – 1926

Il richiamo di Cthulhu – 1926

Il modello di Pickman – 1926

La chiave d’argento – 1926

La casa misteriosa lassù nella nebbia – 1926

Alla ricerca del misterioso Kadath – 1926-1927

Ceneri – 1923 con C.M.Eddy jr.

Il divoratore di spettri – 1923 con C.M.Eddy jr.

I cari estinti – 1923 con C.M.Eddy jr.

Cieco, sordo e muto – 1924 con C.M.Eddy jr.

Sotto le Piramidi – 1924 per conto di Harry Houdini

Due bottiglie nere – 1926 con Wilfred Blanch Talman

 

Tutti i racconti, Vol. III – 1927-1930

Il caso di Charles Dexter Ward – 1927

Il colore venuto dallo spazio – 1927

L’antica gente dei monti – 1927

Storia del Necronomicon – 1927

Ibid – 1928?

L’orrore di Dunwich – 1928

Colui che sussurrava nelle tenebre – 1930

L’ultimo esperimento – 1927 con Adolphe De Castro

La maledizione di Yig – 1928 con Zealia Brown Bishop

Il boia elettrico – 1929 con Adolphe De Castro

K’n-yan – 1929-1930 con Zealia Brown Bishop [The Mound]

L’abbraccio di Medusa – 1929 con Zealia Brown Bishop

 

Tutti i racconti, Vol. IV – 1931-1936

Le Montagne della Follia – 1931

La maschera di Innsmouth – 1931

La casa delle streghe – 1932

La cosa sulla soglia – 1933

Il prete malvagio – 1933

Il libro – 1933

L’ombra calata dal tempo – 1935

L’abitatore del buio – 1935

La trappola – 1931 con Henry S. Whitehead

L’uomo di pietra – 1932 con Hazel Heald

L’orrore nel museo – 1932 con Hazel Heald

Attraverso le porte della Chiave d’Argento – 1932-1933 con E. Hoffmann Price

La morte alata – 1933 con Hazel Heald

Dall’abisso del tempo – 1933 con Hazel Heald

L’orrore nel camposanto – 1933/1935 con Hazel Heald

L’albero sulla collina – 1934 con Duane W. Rimel

Il “match” di fine secolo – 1934 con R.H. Barlow

“Finché tutti i mari…” – 1935 con R.H. Barlow

L’esumazione – 1935 con Duane W. Rimel

Universi che si scontrano – 1935 con R.H. Barlow

Il diario di Alonzo Typer – 1935 con William Lumley

Nel labirinto di Eryx – 1936 con Kenneth Sterling

L’oceano di notte – 1936 con R.H. Barlow

Rimembranze del Dr. Samuel Johnson – 1917 (racconto giovanile)

La dolce Ermengarda, ovvero: Il cuore di una ragazza di campagna – ? (racconto giovanile)

Sfida dall’ignoto – 1935 round-robin-story di Catherine L.Moore, Abraham Merrit, H.P. Lovecraft, Robert E. Howard, Frank Belknap Long

 

Victor LaValle – La ballata di Black Tom – Recensione
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Recentemente è uscita per Hypnos editore, da sempre in primo piano nel weird italiano, l’edizione italiana de La ballata di Black Tom, romanzo breve di Victor LaValle, vincitore del Shirley Jackson Award 2016 e FINALISTA ai più importanti premi narrativi di genere (Bram Stoker Award, Hugo Award, Nebula Award) e di cui pare in preparazione una versione televisiva prodotta da AMC.

La trama, dal sito dell’editore: New York, anni Venti. Charles Thomas Tester è un “intrattenitore” nella Harlem del jazz. Lui sa come lanciare un incantesimo anche senza magia e come attirare la gente. Ma quando dovrà consegnare un pericoloso libro a una maga solitaria nel cuore del Queens e s’imbatterà in un ricco occultista di nome Robert Suydam a Flatbush, sulle cui tracce è l’investigatore Thomas Malone, il giovane nero di Harlem aprirà la porta a un regno di profonda e imperscrutabile magia, attirando l’attenzione di creature che sarebbe meglio lasciare dormienti. L’umanità sarà davvero spazzata via? Il globo tornerà di nuovo ad appartenere a… Loro?

Il romanzo, di circa 98 pagine, rappresenta una variazione sul celebre racconto del 1927 di H.P. Lovecraft “Orrore a Red Hook”, di cui incrocia e intreccia la trama, recuperandone i protagonisti, in una sorta di spin-off, o prequel, che semplicemente ci mostra la storia da un’altra prospettiva e fornendo informazioni ulteriori.

Devo ammettere che 3/4 buoni del romanzo e soprattutto le prime 70 pagine circa sono tra le migliori letture weird che abbia fatto di recente: il testo convince, tocca vette di immaginario e orrore cosmico altissime e con una bravura narrativa davvero encomiabile.

Se dovessi muovere due critiche alla storia sarebbero solo le seguenti: verso la fine la storia scivola eccessivamente nel gore, con punte di azione e violenza che reputo personalmente eccessive, anche rispetto al tono e allo stile di Lovecraft e del testo originale.

Sempre verso la fine della storia, anche rileggendo l’originale racconto di Lovecraft, anzi soprattutto rileggendolo “assieme” alla lettura di LaValle, trovo alcuni dettagli un po’ stridenti con la storia originaria.

Forse LaValle avrebbe avuto tutti gli elementi per creare un racconto totalmente originale, con solo personaggi propri, autonomo rispetto a “Orrore a Red Hook”, che come tale sarebbe stato ancor più convincente.

In ogni caso consiglio caldamente la lettura di questa bellissima storia horror, che si può – anche più dell’originale Lovecraftiano da cui trae le sorti – ascrivere al ciclo dei Grandi Antichi… Non dico di più, ma la copertina italiana di Torello è già significativa ed evocativa!

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Per maggiori info rimando al sito dell’editore: http://www.edizionihypnos.com/home/68-la-ballata-di-black-tom.html

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Ramsey Campbell – L’ultima rivelazione di Gla’aki – Recensione
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L’ultima rivelazione di Gla’aki è un ottimo romanzo weird/horror che non può mancare nella biblioteca degli amanti del genere e degli appassionati dei c.d. Miti di Cthulhu di ispirazione e genesi Lovecraftiana.

Il romanzo segue la ricerca dei volumi che compongono “L’ultima rivelazione di Gla’aki”, pseudobiblium immaginario (simile ai noti Necronomicon o De vermis mysteriis a cui si ispira)  da parte di un bibliotecario. Il protagonista è una persona comune, ben caratterizzata, in cui l’immedesimazione da parte del lettore è totale e coinvolgente. Ci troviamo a vivere nei suoi panni allucinanti giorni, quasi ipnotici e onirici, in un paesino marittimo che richiama profondamente la Innsmouth di Lovecraft, sia nella descrizione, che nel clima e nella “fauna”.

Il romanzo è ricco di dettagli che lasciano presagire l’orrore che si cela dietro la realtà, che il lettore bene coglie, come piccoli sassolini lasciati a indicare la strada, beffardamente incompresi (o incomprensibili) al protagonista, per cui il senso di raccapriccio e alienazione trasmesso al lettore ne risulta amplificato. Tutto conduce al climax finale, dove l’orrore cosmico, di stampo lovecraftiano, si rivela in maniera netta e chiara, presentando un ennesimo Grande Antico, Gla’aki, che va a rimpinguarne l’elenco accanto a Cthulhu & Co.

Forse – unica critica – troppo frettoloso e tenero il finale, in cui ci troviamo lontani dal senso di follia e terrore a cui altri autori ci hanno abituato in simili contesti narrativi: Campbell è quasi dolce e paterno nel suo rapportarci a Gla’aki, lasciandoci quasi desiderare di incappare proprio in lui, se dovessimo scegliere fra i Grandi Antichi, piuttosto che in altri e più terribili suoi pari…

Il volume è corredato da due preziose appendici saggistiche a cura degli impeccabili Danilo Arrigoni e Walter Catalano, che ci introducono Campbell, la sua narrativa, la sua storia e la sua produzione (di cui troviamo anche una preziosa bibliografia italiana completa).

Libro consigliatissimo!

Dal sito di Edizioni Hypnos:

L’ultima rivelazione di Gla’aki

di Ramsey Campbell
(The Last Revelation of Gla’aki, 2013)

“La rarità vittoriana più famosa potrà pure essere un francobollo – il Penny Black –, ma è decisamente comune rispetto al libro più raro dell’epoca. È probabile che in tutto il mondo non sia rimasta neppure una copia de Le Rivelazioni di Gla’aki. […] Da allora nessuna copia è venuta alla luce, e la copia in possesso della Brichester University si trovò tra i volumi distrutti da uno studente alla fine del secolo scorso. Il libro più malefico, o una perdita per la letteratura sull’occultismo? Come il contenuto della biblioteca di Alessandria, Le Rivelazioni di Gla’aki potrebbe essere ormai leggenda.”

Glaaki : Grande Antico abitante in un lago nella valle di Severn nei pressi di Brichester, in Inghilterra. Ha l’aspetto di una gigantesca lumaca ricoperta di aculei metallici che, nonostante il loro aspetto, sono in realtà crescite organiche. Glaaki può anche estrudere tentacoli con gli occhi situati sulle punte, che gli permettono di guardare da sotto l’acqua. Si ritiene che sia venuto sulla Terra imprigionato all’interno di una meteora. Quando il meteorite si è schiantato al suolo, Glaaki è stato liberato, e l’impatto ha creato il lago dove ora risiede.

Nato a Liverpool nel 1946, Ramsey Campbell è il più importante autore horror inglese contemporaneo. Esordisce nei primi anni ’60 con racconti di stampo lovecraftiano, pubblicando nel 1964 con la Arkham House la sua prima raccolta The Inhabitant of the Lake and Less Welcome Tenants. Del 1976 è il romanzo La bambola che divorò sua madre, che lo consacrò nel mondo dell’horror. Ha all’attivo oltre trenta romanzi tra cui i più famosi La faccia che deve morire (1979), La setta (1981, da cui nel 1999 è stato tratto il film Nameless. Entità nascosta, diretto da Jaume Balaguero), Sogni neri (1983), Luna affamata (1986), e Antiche immagini (1989). L’ultima rivelazione di Gla’aki (2013) segna il suo ritorno alla mitologia lovecraftiana.

Campbell è l’autore inglese di genere che ha vinto il maggior numero di riconoscimenti: cinque World Fantasy, tredici British Fantasy, tre Bram Stoker, quattro International Horror Guild.

Storie del Necronomicon – Max Gobbo – Recensione
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Voglio consigliare a tutti la lettura del libro di Max Gobbo, Storie del Necronomicon (ed. Tabula fati), che già dalla splendida copertina di Vincenzo Bosica (che si conferma uno dei migliori grafici contemporanei!) si presenta più che invitante.

Il volume è sostanzialmente strutturato come un’antologia di racconti – sulla scia dei maestri pulp che hanno dato vita al genere sulle riviste americane degli anni ’20 e ’30 – facilmente godibili se letti singolarmente, ma in realtà spesso legati da un sottile fil rouge che li lega fra loro.

Il libro è soprattutto un pastiche lovecraftiano, come evidente già dal titolo che richiama subito il famoso pseudobiblium inventato da Lovecraft, ma in molti tratti è parimenti debitore al grande maestro del heroic fantasy Robert E. Howard, sapientemente fuso con l’universo dell’altro grande autore citato. Così, accanto a storie in pieno stile lovecraftiano, troviamo racconti che presentano ambientazioni più fantastiche e addirittura personaggi, come il guerriero Kmer, che sembrano proprio usciti dalla penna di Howard, mentre lo stesso scirttore texano diventa personaggio di alcuni intrecci, in cui realtà e finzione si mescolano sapientemente.

Il libro gioca infatti anche con il mistero e con la realtà, confondendo le carte e portando a domandarsi se le grandi scoperte e inchieste giornalistiche di Jack Shepard esistano davvero (come ce lo si domanda del personaggio), così come da sempre tanti si chiedono se il Necronimicon esista… Forse il testo maledetto è stato anche in possesso di Lovecraft e Howard, come sembra rivelarci questo libro?

Insomma, il volume non può che piacere agli amanti del Solitario di Providence e del mondo che è sorto dalla sua narrativa.

Una nota sullo stile dell’Autore, che richiama esattamente il modello degli autori succitati di pulp, sembrando per certi versi magicamente uscito proprio dalle riviste dell’epoca, come se i racconti fossero degli inediti dei grandi maestri, miracolosamente risorti, piuttosto che l’opera di un nuovo e talentuoso autore. Il testo è scorrevole e si legge con piacere e facile comprensione: Gobbo sembra scrivere in maniera fin troppo semplice, con periodi brevi e taglienti, che non affaticano. Eppure, è sorprendente soffermarsi e notare come lo stile, contrariamente alle apparenze, sia frutto di grande maestria, perché quella linearità è il risultato della scelta perfetta di vocaboli che calcano precisamente il significato che l’autore vuole trasmettere, così che parrebbe impossibile sostituirli con altre parole. Ecco che la “semplicità apparente” si rivela così una grande dote, che porta più di una volta a complimentarsi per la capacità di utilizzare le specifiche parole usate da Gobbo e rendere così nitidamente e rapidamente il senso perfetto che vuole trasmettere.

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Dalla quarta di copertina:

Chi commissionò al pittore Ben Yokhai nel 1893 il misterioso dipinto che nel corso del tempo s’è guadagnato una fama fra le più sinistre?
Qual è il contenuto innominabile del diario rinvenuto accanto al corpo senza vita dello scrittore Robert Ervin Howard nel giugno del 1936?
E infine, cosa ha scoperto di tanto spaventoso il giornalista americano Jack Shepherd?
Queste e altre domande troveranno risposta nelle pagine di questo libro che, partendo dal ritrovamento del più aborrito dei distici, narra degli abominevoli segreti che si celano oltre le nebbie impenetrabili dello spazio e del tempo che da sempre avvolgono il “Libro dei morti”.
Ma occorre usare cautela, poiché vi sono saperi proibiti che è bene ignorare, e rivelazioni sconvolgenti che l’intelletto potrebbe non sopportare.

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L’Autore:

 Max Gobbo alias Massimiliano Gobbo (1967), insegnante, nel tempo libero si dedica alla scrittura. Tra i suoi interessi principali figurano la narrativa dell’immaginario, la letteratura e il cinema.
È autore di diversi romanzi e di racconti fantastici come Garibaldi e i mostri meccanici e la Maschera nera, che rileggono in chiave “retrofuturista” la storia d’Italia. Nel 2010 esordisce con Protocollo Genesi edito da Aracne editrice presentato al XXIII Salone internazionale del libro di Torino.
Nel 2012 è finalista a Giallolatino col suo racconto La palude dei caimani.
Nel 2013 ha presentato al festival internazionale di fantascienza, Sticcon di Bellaria il suo Capitan Acciaio supereroe d’Italia edito da Psiche e Aurora editore, con prefazione di Gianfranco de Turris.
Maggio 2014, sulla prestigiosa rivista “Robot” (Delos Books) appare il suo racconto a tema steampunk, L’incontro di Teano.
Luglio 2014, sulle pagine di “IF – Insolito e Fantastico” rivista edita da Solfanelli compare il suo Aeronavi Italiche.
Il 2015 vedrà l’uscita d’un suo nuovo romanzo L’Occhio di Krishna per Bietti Editore.
Attualmente collabora con diverse riviste: “Skan Amazing Magazine”, “Politicamente.net”, “Letteratura Horror”, e col quotidiano on line “Barbadillo”. È curatore della sezione narrativa per la rivista “Antarès”.