Robert E. Howard – Solomon Kane La saga completa – Recensione
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In questo blog i temi principali, oltre a ciò che scrivo direttamente, sono Dracula e vampiri, Lovecraft, ma anche Robert E. Howard, di cui ho già presentato varie opere, così come ho recensito vari libri dell’editore Il Palindromo, sempre foriero di ottime proposte narrative e saggistiche. L’ultima uscita della collana “I tre sedili deserti” (di cui ho già recensito i volumi di Machen, Hodgson, Bergier, Merrit e Meyrink), è una delle mie saghe preferite di Howard: il ciclo completo di Solomon Kane.

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Gustav Meyrink – La morte viola – Recensione
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Siamo giunti ormai alla sesta proposta della collana “I tre sedili deserti” (di cui ho già recensito vari volumi di Machen, Hodgson, Bergier e Merrit), dell’editore il Palindromo, che presenta la nuova edizione di un’antologia di racconti di Gustav Meyrink, dal titolo “La morte viola“, che da tempo era ormai introvabile nei cataloghi librari e che in questa nuova versione è impreziosita anche dall’aggiunta di un racconto inedito che era assente nelle precedenti edizioni.

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Jacques Bergier – Io non sono leggenda – Recensione
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In questo periodo di quarantena dovuta al coronavirus, ne ho approfittato per recuperare e terminare la lettura di alcuni testi: tra questi in particolare l’autobiografia dell’autore de “Il mattino dei Maghi” Jacques Bergier dal titolo “Io non sono leggenda”, edito in Italia da Bietti sulla collana l’Archeometro.

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Jacques Bergier – Elogio del fantastico – Recensione
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L’articolo che scriverò oggi è dedicato a un saggio che riguarda un Autore (forse poco conosciuto e che invece necessiterebbe di maggiore attenzione), che a sua volta dedica viscerale attenzione a tanti altri Autori, molti dei quali oggi noti, ma per lungo tempo trascurati, alcuni dei quali invece sono ancora oggi poco conosciuti o diffusi.

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Segnalazione editoriale: Byzantium di A. Gualchierotti e L. Camerini
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Dettagli

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Gustav Meyrink – Alle frontiere dell’occulto. Scritti esoterici – Recensione
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Conosco le edizioni Arktos da alcuni anni e, in particolare, da quando acquistai la loro ristampa anastatica del fondamentale volume di “Dissertazioni sopra le apparizioni de’ spiriti e sopra i Vampiri” di Agostino Calmet, un tempo unica edizione rintracciabile del volume (tratta da microfilm, in epoca in cui le scansioni e google ancora non esistevano), e posso confermare che questo editore ha sempre avuto un occhio di riguardo per testi di esoterismo e occultismo di pregio e rarità.

Recentemente, è stata colmata una grave lacuna delle offerte librarie, recuperando gli scritti esoterici di un importante scrittore “fantastico” (ma occultista ed esoterista per primo) del secolo scorso (primi del ‘900): Gustav Meyrink, ampiamente noto per opere come Il golem, Il domenicano bianco, La notte di Valpurga e Il volto verde.

Le opere citate sono considerate tra i principali capolavori di genere fantastico degli albori del genere, almeno per la modernità/contemporaneità, sebbene siano testi complessi, in cui il fantastico è spesso tracciato in modo velato, simbolico, senza quell’eccesso scenico che invece andrà sempre più a caratterizzare il genere con indirizzo anglo-americano: il fantastico in Meyrink è il disvelamento di quell’altra parte di realtà – oltre o trascendente la nostra, ma con la quale convive – che fa parte di una più ampia e complessa weltanschauung in cui Meyrink probabilmente credeva fermamente.

“Alle frontiere dell’occulto. Scritti esoterici (1907-1952)”, raccoglie proprio gli scritti in materia del periodo indicato, tracciando una rotta tra un Meyrink ancora agli inizi della sua carriera letteraria e quello più maturo, in cui vengono analizzati argomenti trasversali e vari, con grande ricchezza dottrinale e di ricerca, in parallelo e amalgamati con fatti quotidiani della vita dell’Autore, a volte in una mescolanza tale per cui diventa difficile segnare il confine tra ciò che Meyrink ha realmente vissuto e cosa invece appare meno convincente al lettore scettico del XXI secolo.

Scopriamo che, giovanissimo, Meyrink stava per suicidarsi ed è stato proprio “salvato” dalla consegna di un opuscolo librario su volumi di occultismo, che lo hanno spronato a studiare e approfondire la materia, dai libri prima e poi con frequenti rapporti con medium di mezza europa (quasi tutti smascherati come imbroglioni) poi, per iniziare infine carteggi con santoni e asceti orientali e indù, che lo hanno portato alla pratica dello yoga e alla sperimentazione di droghe, passando anche per una fase di studio e pratica dell’alchimia, sia di stampo chimico che metafisico.

Il volume parla di fachiri e asceti induisti, di soggetti dotati di poteri quasi magici o capaci di comandare agli spiriti e ai djinn, intrecciando teorie che spaziano dal corpo sidereo di Paracelso all’esistenza di ectoplasmi, dal governo su corpi angelici al trasferimento istanteno di oggetti, il tutto riportato a una magna dottrina o teoria che riesce a mantenere stabilmente assieme e armonizzare le più disparate correnti religiose e filosofiche.

Accanto allo yoga e alla cabala, accostate come poi sempre più i moderni hanno saputo fare, c’è quindi spazio per spiegare persino le stigmati di santi e beati e riportare Gesù in un ruolo di Maestro spiriturale accanto a Sri Ramakrishna e Govinda Swami; mentre Paracelso diventa un altro interprete dei medesimi fenomeni spirituali e della composizione del Mondo cosmico in una via tantrica all’Alchimia, laddove la stessa materia viene poi trattata attraverso gli scritti di San Tommaso d’Aquino fino alla ricerca di una rara sostanza gialla, nelle profonde e antiche cloache, per arrivare a creare la pietra filosofale e trasformare i metalli in oro, esperimento che lo stesso Meyrink ha tentato quasi con successo.

L’interpretazione dei sogni e l’uso di hashish si rivelano infine strumenti anche per peculiari aneddoti della vita dell’Autore, rovinato economicamente suo malgrado, quando era direttore di una banca privata con altro socio, proprio per voci legate alle sue eccentriche condotte di vita, che però scopriamo in altri casi aver vissuto realmente fenomeni al confine con la preveggenza, capaci anche di salvargli (nuovamente) la vita o rivelargli complotti alle spalle della Storia del mondo, fino alla prima guerra mondiale o addirittura in una (satirica e comica) visione dell’aldilà.

Tutti approfondimenti che riescono ancora più chiari dal brillante saggio di postfazione di Piero Cammerinesi, fondamentale (come lo sono le note al testo) per la completa comprensione del volume e per la conoscenza di un Autore che è rivelazione: che fosse maestro della narrativa fantastica si sapeva, ma francamente non pensavo avesse avuto una vita così curiosa, ricca di fenomeni e soprattutto una conoscenza così vasta, enciclopedica e trasversale di argmomenti esoterici, ancor più soprendente per un’epoca in cui internet e wikipedia non esistevano e lo studio era basato su massicci libri o corrispondenza con personaggi esotici, studiosi o esploratori.

Il volume è a cura di Gianfranco de Turris e Andrea Scarabelli, due nomi che sono garanzia, il primo per la carriera granitica nella cura di testi narrativi e saggistici, in particolare declinanti al fantastico; il secondo, ancora giovane, vero astro nascente del settore in Italia, avendo negli ultimi anni curato (o contribuito a) tutti o quasi i principali testi di carattere realmente colto usciti in Italia che declinassero al fantastico o all’esoterico, per tacere della ricchezza di una rivista come Antarès, a cui ho anche avuto il piacere di partecipare con un breve racconto.

Dal sito dell’editore: Cabala e alchimia, yoga e spiritismo, teosofia ed occultismo, sogni e fantasie letterarie: ecco alcuni dei temi affrontati in «Alle frontiere dell’occulto», raccolta degli scritti esoterici di Gustav Meyrink (1868-1931), autore di indimenticabili romanzi come il «Golem», «La notte di Valpurga» e «L’angelo della finestra d’Occidente». Un volume che colma un vuoto, fondendo due antologie ormai introvabili, «Alle frontiere dell’Aldilà» (tradotto da Julius Evola) e «Il diagramma magico». Per capire la narrativa di Meyrink, come hanno scritto i suoi più acuti interpreti (da Jung a Zolla, da Scaligero a Evola), occorre affrontare anche la sua visione del mondo, antimaterialista e antiprogressista, a favore dell’immaginazione creatrice. Un viaggio andata e ritorno nell’Ignoto, in quel mistero che è il cuore della nostra vita. Tutte tematiche presenti in questo libro che, oltre alle prefazioni dei curatori Gianfranco de Turris e Andrea Scarabelli, all’imponente corpus di note e alle appendici epistolari, è corredato da un saggio di Piero Cammerinesi e dalle incursioni pittoriche nell’Altrove di Danilo Capua, omaggio al genio di Gustav Meyrink. Per consultare l’indice: Indice (PDF)


Pagine: 368
Anno: 2018
ISBN: 978-88-7049-119-7
26,00 €

Arthur Machen – Il cerchio verde – Recensione
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Per i tipi di Providence Press è recentemente uscito l’ultimo romanzo inedito di Machen, uno dei padri del weird e del fantastico contemporaneo, amato da Lovecraft (che si è molto ispirato all’Autore Gallese), ma anche molto legato al tema del Piccolo Popolo: ho recentemente avuto il piacere di recensire altre opere di Machen (praticamente tutte le più note e importanti), rintracciabili al tag dell’Autore su questo sito.

Trama de Il cerchio verde, dal sito dell’editore: Lawrence Hillyer, uno studioso e ricercatore di cose “nascoste”, viene costretto a trascorrere un periodo di riposo a Porth, una località di villeggiatura sulla costa del Galles. Hillyer, persona solitaria e senza amici, troverà “qualcosa” in mezzo a una radura tra le dune (il cosiddetto Cerchio Verde), una presenza che lo seguirà al suo ritorno a Londra… Il Cerchio Verde, pur nella sua brevità come romanzo, è una lettura complessa. Perché Arthur Machen approfitta delle vicende del protagonista, e delle sue ricerche per comprendere il fenomeno che si sta manifestando, per compiere una serie di riflessioni sui propri interessi di appassionato di tematiche occulte; sull’intervento di un mondo etereo che si introduce nella nostra realtà; su un regno dove vive – chissà? – la Regina delle Fate che interferisce con le vicende umane; su qualcosa che è “oltre la soglia” ed entra nel nostro mondo… e non porterà nulla di buono. Questo libro non è per un lettore casuale. Chi apprezza Arthur Machen, troverà in questo volume le ultime riflessioni sul suo interesse al mondo del Piccolo Popolo, tematica che ha sempre permeato l’opera dello scrittore gallese. Che lo porterà a scoprire quello che sarà (tra manifestazioni inquietanti, poltergeist, omicidi misteriosi, possessioni) il destino di Lawrence Hillyer.

L’AUTORE

Il gallese Arthur Llewelyn Jones (1863-1947; Machen era il cognome della madre) è uno dei più grandi maestri della Letteratura fantastica mondiale. Sale alla ribalta alla fine del XIX secolo con i due capolavori Il Grande Dio Pan e I Tre Impostori, e successivamente con Il Terrore. L’influenza della sua opera, dominata dal sovrannaturale e dall’occulto, è stata grande, sia su H.P. Lovecraft che su Stephen King.

COMMENTO:

Il romanzo segue le vicende di Hyllier, in un parallelo con articoli di giornale e lettere di studiosi realmente esistiti, che creano un “cerchio”, come quello che dà nome alla verde radura del titolo, in cui il fantastico e il reale si intrecciano e susseguono senza soluzione di continuità. Accanto ad atmosfere tipiche di Machen, più vicine ad opere “leggere” come Un frammento di vita, rispetto ad opere più cupe come Il grande dio Pan, il lettore si trova ad assistere a una serie di inspiegabili circostanze ed eventi che sembrano celare l’intervento di forze esterne e che Machen pare riportare al tema del Piccolo Popolo e alla presenza di folletti, fate e altre entità accanto al nostro mondo.

Il tema è costante in Machen, così come la percezione di una realtà trascendente concessa a pochi, sognatori e alchimisti in senso metafisico (più che chimico), al punto che pochi sono capaci di cogliere la magia oltre la prosa della vita quotidiana.

Al contempo, ad ancora meno spettatori (forse sfortunati) è poi concesso di interagire con quelle forze che, nella visione dell’Autore, hanno sempre un lato ambiguo e spaventoso, malevolo e terrificante.

Il volume è un interessante resoconto anche di quello che potrebbe essere un primo e dettagliatissimo caso di poltergeist, di cui Machen – frequentatore di ambienti esoterici come la Golden Dawn – dimostra di conoscere i dettagli “scientifici” con precisione: cosa interessantissima, considerando che ciò rivela come già nelle prime decadi del 1900 gli elementi costantemente presenti in episodi di presunti Poltergeist risultino coerenti rispetto a quelli messi in luce ed elencati anche dalla più recente dottrina di parapsicologia [cfr. gli articoli di CSPBO, ad es. l’articolo di Aiazzi sul Poltergeist, oppure “Un possibile caso di poltergeist in Lombardia” di Bruno Severi, Giorgio Cozzi, Stefano Severi e Giuseppe Perfetto, resoconto dell’indagine eseguita di recente in collaborazione tra esponenti del Centro Studi Parapsicologici (Bologna) e dell’Associazione Italiana Scientifica di Metapsichica (Milano) sul n. 2/2011 dei Quaderni di Parapsicologia, del Centro Studi Parapsicologici di Bologna.]

Casistiche in cui Machen, in realtà, con stupore del lettore, dimostra di non credere realmente, pur ricollegando tutto il tema al regno delle Fate, come meglio chiarito nel saggio – contenuto sempre nel volume Providence Press – «In Occlusum Regina Palatium»: il cerchio indicibile di Arthur Machen di Giacomo Ortolani; una postfazione che, per complessità, ricchezza di approfondimento e spessore delle riflessioni, rappresenta un vero e proprio saggio degno della migliore ricerca specialistica in materia.

Il romanzo, in definitiva, con una struttura più solida e convincente di altre opere, offre una piacevole lettura di distrazione che – senza picchi di orrore cosmico – porta comunque sul ciglio del regno delle fate e a indigare sui grandi misteri del paranormale: una lettura necessaria e dovuta per i fan dell’Autore, che troveranno il testamento letterario di Machen in questa ultima opera scritta prima di morire, ma al contempo un interessante spunto di riflessione per chiunque ami la materia del paranormale, a prescindere dall’apprezzamento per la narrativa di genere.

Il volume è di prossima pubblicazione anche in una tiratura LIMITATA E NUMERATA DI 59 COPIE (256 pagine al Prezzo di copertina: 39,00 euro) che conterrà, oltre al romanzo e al saggio di Ortolani citato, alcuni contenuti EXTRA esclusivi dell’edizione Deluxe, cioé i tre racconti inediti di Arthur Machen:
7B Coney Court
dove strane lettere vengono spedite da una casa in cui, teoricamente, non abita nessuno
La luce che non potrà mai essere spenta
dove strani accadimenti colpiscono la città natale di Shakespeare
La strada per Dover
dove una misteriosa sparizione si verifica durante una veglia in una casa infestata.

Per info sulla versione Deluxe (QUI maggiori informazioni)

Caratteristiche del volume in edizione regular: brossurato 14,8×21; 192 pagine; euro 17,90.

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Disponibile “Mediterranea”, antologia contenente un mio racconto Sword&Sorcery
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E’ disponibile Mediterranea, antologia digitale che contiene dieci racconti di sword and sorcery ambientati nei territori bagnati dal Mare Nostrum in cui potrete trovare i più importanti autori della fantasia eroica italiana come: Donato Altomare, Alessandro Forlani, Enzo Conti, Adriano Monti Buzzetti, Alberto Henriet, Mauro Longo, Andrea Gualchierotti e Lorenzo Camerini, Andrea Berneschi, Francesco Brandoli e Riccardo Brunelli.

Sono presenti anche due apparati critici di saggisti del calibro di: Enrico Santodirocco (autore di Conan La leggenda) e Marco Maculotti (fondatore di AXIS mundi).

L’introduzione e la curatela è affidata a Francesco La Manno, mentre la copertina è stata realizzata da Andrea Piparo.

Per informazioni e l’acquisto (download al modico prezzo di € 5,30): https://hyperborea.live/prodotto/mediterranea/


INDICE

Introduzione:

FANTASIA EROICA MEDITERRANEA di Francesco La Manno

Racconti:

IL PONTE DELLA MORTE di Donato Altomare

IL FIGLIO DI ASTERIONE di Andrea Berneschi

UNA BALLATA DI FUOCO E DI MARE di Francesco Brandoli

SHARDANA di Riccardo Brunelli

IL BANCHETTO di Lorenzo Camerini e Andrea Gualchierotti

PIU’ TENACE DELLA MORTE di Enzo Conti

IL CULTO DEGLI ABISSI di Alessandro Forlani

LA SPADA DI AESKYLOS di Alberto Henriet

L’ARTIGLIO DELLA FENICE NERA di Mauro Longo

GLI OCCHI DI ANGIZIA di Adriano Monti Buzzetti Colella

Saggi:

IL SERVIZIO DIVINO DEI GRECI di Marco Maculotti

LA FANTASIA EROICA MEDITERRANEA NEI FUMETTI di Enrico Santodirocco

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Mark Alan Miller – Hellraiser: Il tributo – Recensione
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In contemporanea con gli USA, ecco la prima edizione italiana della novella ‘Hellraiser: The Toll’ (2018), in italiano “Il tributo”, romanzo breve che va a inserirsi nella saga di Hellraiser, ideata da Clive Barker e in questo caso scritta da Mark Alan Miller, dopo il romanzo ‘Schiavi dell’Inferno’ (The Hellbound Heart, 1986) e prima di ‘Vangeli di Sangue’ (The Scarlet Gospels, 2015), tutti pubblicati da Indipendet legions.

Sebbene il libro rappresenti un capitolo a metà tra le altre opere, in buona parte mi pare quasi svolgersi in parallelo con Vangeli di sangue e francamente suggerirei comunque di leggerlo dopo aver letto entrambi gli altri volumi, per meglio poter comprendere alcuni riferimenti che altrimenti rischierebbero, a mio giudizio, di restare un po’ impalpabili, se non dei potenziali spoiler.

In questo romanzo breve (circa 90 pagine, con illustrazioni b/n originali di Clive Barker e, in questa edizione, con una splendida copertina di Daniele Serra, già autore della copertina di Schiavi dell’Inferno) ritroviamo il ben noto personaggio di Pinhead, demone con la testa piena di chiodi dell’Ordine dei Cenobiti, ben noto nell’immaginario anche cinematografico della saga; ma ritroviamo soprattutto il personaggio di Kirsty Cotton, già apparsa nel primo capitolo della storia, cioè nel suddetto Schiavi dell’Inferno.

Il romanzo, risponde alla domanda che molti, forse tutti si ponevano, sul destino di questo personaggio umano e mortale, e la sua attuale posizione rispetto all’Ordine dei Cenobiti, separati dal nostro mondo solo da sottilissimi confini che in un attimo possono frantumarsi, trascinandoci nell’orrore. La trama rivela nuovi dettagli anche su Lemarchand, il mitico creatore delle Configurazioni del Lamento, le scatole capaci di evocare i Cenobiti.

Come atmosfera ed eventi, ma anche nello stile, il romanzo è molto più simile al primo capitolo della saga e più distante dal tono “scanzonato” e avventuroso di Vangeli di Sangue: il libro è comunque scritto bene e si legge in grande scioltezza, essendo sintetico e piacevole… Sul finale non rivelo nulla, ma auspico che questo titolo possa anticipare altri spiragli per nuove evoluzioni della trama, magari in un capitolo che prosegua gli eventi laddove si era chiuso Vangeli di Sangue.

Clive Barker – Vangeli di Sangue – Recensione
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Mentre è stata annunciata la prima edizione italiana della novella ‘Hellraiser: The Toll’ (2018), in italiano “Il tributo”, sequel canonico, ideato da Clive Barker e scritto da Mark Alan Miller, di ‘Schiavi dell’Inferno’ (The Hellbound Heart, 1986) e prequel di ‘Vangeli di Sangue’ (The Scarlet Gospels, 2015), ecco che mi pareva opportuno soffermarmi su una mia personale riflessione in merito proprio a quest’ultimo romanzo, pubblicato in italia sempre da Indipendet legions.

Vangeli di sangue rappresenta l’ultimo (almeno per ora) capitolo della saga di Hellraiser, nota anche per i film omonimi, fortemente incentrata sul personaggio di Pinhead, demone con la testa piena di chiodi, sacerdote del dolore e del piacere, nell’Ordine dei Cenobiti.

Il romanzo, oltre alla presenza di Pinhead, presenta anche un altro personaggio celebre di Barker, il detective dell’occulto Harry D’Amour, apparso in alcune altre opere barkeriane come il 6° vol. dei Libri di sangue e il romanzo Everville.

Il romanzo si apre con una scena a fortissimo impatto splatter, che rappresenta il più compiuto legame dell’opera con l’universo cenobitico e anche con la saga cinematografica.

Poi, la prima parte della storia si incentra proprio sul personaggio del detective D’Amour, ed è sicuramente la parte migliore del romanzo, toccando alcune delle migliori vette in materia di horror moderno e di occultismo. D’Amour è molto amico di una medium cieca, di nome Norma, che fondamentalmente utilizza i propri poteri per aiutare i fantasmi di persone recentemente morte che, nella fretta del trapasso, hanno lasciato alcune questioni in sospeso: coinvolto nel caso di in uno di questi peculiari clienti, D’Amour entra in contatto con la scatola di Lemarchand e con i Cenobiti.

D’Amour è ricoperto di importanti tatuaggi dalle forti valenze occulte e medianiche ed è versato nella conoscenza di incantesimi e cose spiritiche: sono questi gli elementi che sviluppano un personaggio incredibilmente solido e che rendono così intrigante e pregevole questa parte del romanzo. La sospensione dell’incredulità nel lettore opera sapientemente, proprio perché l’intero sistema di leggi che regolano il mondo spiritico, in contatto con il nostro, è strutturato con una coerenza e una abilità di rara qualità.

Entrando in contatto con Pinhead, però, la trama prenderà una piega e un taglio molto diversi: ne deriverà la spedizione di un manipolo di eroi, capitanati proprio da D’Amour, in una discesa nelle viscere dell’Inferno (dalle forti assonanze con il viaggio Dantesco), attraverso la città dei dannati e il monastero dei cenobiti, incontrando tribù di demoni e creature abissali, fino alla cattedrale di Lucifero, dove l’Angelo Caduto attende ancora… Fino allo scontro finale tra le due creature archetipali: il demone cenobita Pinhead e proprio Lucifero.

Questa parte del romanzo, che sfocia in duelli molto violenti, ha una struttura che ricorda più il fantasy che lo horror e, appunto, rappresenta una sferzata sensibile rispetto alla prima parte del romanzo, francamente forse deludendo un po’: la trama riceve sviluppi molto d’azione, anche banali se vogliamo, allontanandosi da quel complesso di teorie occulte che invece inizialmente ammaliava tanto e prometteva troppo… Nonostante il finale del libro sia affatto scontato o banale, anzi… Ma non rivelo troppo!

Lo stile di Barker è come sempre egregio e i dialoghi sono sempre ben strutturati e funzionali alla narrazione.

L’edizione è ben curata nonostante il carattere sia lievemente piccolo e la tipologia di stampa non sia eccelsa (la copertina è molto sottile) e potrebbe invogliare ad acquistare l’edizione di lusso, in edizione numerata e limitata, caratterizzata da carta di qualità, rilegatura e immagini esclusive.

vangeli sangue