Valerio Evangelisti – Eymerich risorge – Recensione
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Da pochi mesi è uscito un nuovo capitolo della saga dedicata all’Inquisitore Nicolas Eymerich, dello scrittore bolognese Valerio Evangelisti (Ed. Mondadori). L’Autore sembrava aver concluso la saga del suo primo e più celebre personaggio qualche anno fa, con il libro Rex tremendae maiestatis, ma – dopo alcuni anni dedicati a coltivare altri cicli e opere – ecco che fortunatamente Evangelisti ha deciso di far “risorgere” il personaggio.

Personalmente considero il ciclo di Eymerich come un capolavoro imperdibile, l’opera fantastica più riuscita della contemporaneità (italiana e non) e l’Autore, Evangelisti, un genio al pari di maestri come Lovecraft. Il ciclo di Eymerich auspico sia destinato a segnare l’immaginario collettivo a lungo e questo nuovo libro lo conferma.

La scrittura è come sempre snella ma efficace: Evangelisti ha il dono di saper dosare parole e aggettivi e in poche righe delineare alla perfezione scenari e situazioni, come pochi scrittori sanno fare.

Accanto a Eymerich, in questa storia – vero e proprio revival del ciclo – recuperiamo i principali personaggi della saga, come Padre Corona, il notaio Berjavel, e il boia Gombau, oltre al prof. Frullifer (che segna alcune delle parti più comiche del volume). Sul lato fantascientifico, recuperiamo il personaggio di Lilith, proprio dove il precedente libro si era interrotto.

I rimandi ad altri episodi della saga e a personaggi di altre storie sono numerosi e quasi difficili da cogliere sempre, mentre la storia sviluppa la classica quest con indagini e “spionaggio” dal sapore inquisitorio che è la matrice classica delle storie di Eymerich, accanto a scene più horror e a fenomeni sovrannaturali, ai confini con gli ufo, che strizzano l’occhio al weird.

La sola critica che muovo è che verso la fine il testo appaia eccessivamente sbrigativo e leggermente confuso (v. sotto spoiler): viene spontaneo domandarsi se non sia una precisa scelta che presagisca futuri nuovi libri della saga che, personalmente, aspetterò con ardore.

Lettura comunque consigliatissima!

Link: http://www.librimondadori.it/libri/eymerich-risorge-valerio-evangelisti

Segue SPOILER:

SPOILER

Dal titolo era chiaro fin da subito che Eymerich sarebbe risorto, in tutti i sensi. Il libro è la resurrezione figurata del personaggio letterario, ma nel corso della storia il personaggio del protagonista inquisitore – come immaginabile e preannunciato, in piena logica con il sapore della storia – muore e risorge davvero. Proprio il passaggio tra morte e rissurrezione viene francamente gestito da Evangelisti con un salto, non chiaro nemmeno al protagonista della storia, che ancora meno risulta comprensibile al lettore, al punto da creare una difficoltà di comprensione della trama e bloccare la sospensione dell’incredulità. Insomma, proprio la resurrezione di Eymerich, che dà il titolo al libro, è la parte meno riuscita, più confusa e che solleva maggiori domande (non risposte) di tutta la trama. Un vero peccato!

Victor LaValle – La ballata di Black Tom – Recensione
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Recentemente è uscita per Hypnos editore, da sempre in primo piano nel weird italiano, l’edizione italiana de La ballata di Black Tom, romanzo breve di Victor LaValle, vincitore del Shirley Jackson Award 2016 e FINALISTA ai più importanti premi narrativi di genere (Bram Stoker Award, Hugo Award, Nebula Award) e di cui pare in preparazione una versione televisiva prodotta da AMC.

La trama, dal sito dell’editore: New York, anni Venti. Charles Thomas Tester è un “intrattenitore” nella Harlem del jazz. Lui sa come lanciare un incantesimo anche senza magia e come attirare la gente. Ma quando dovrà consegnare un pericoloso libro a una maga solitaria nel cuore del Queens e s’imbatterà in un ricco occultista di nome Robert Suydam a Flatbush, sulle cui tracce è l’investigatore Thomas Malone, il giovane nero di Harlem aprirà la porta a un regno di profonda e imperscrutabile magia, attirando l’attenzione di creature che sarebbe meglio lasciare dormienti. L’umanità sarà davvero spazzata via? Il globo tornerà di nuovo ad appartenere a… Loro?

Il romanzo, di circa 98 pagine, rappresenta una variazione sul celebre racconto del 1927 di H.P. Lovecraft “Orrore a Red Hook”, di cui incrocia e intreccia la trama, recuperandone i protagonisti, in una sorta di spin-off, o prequel, che semplicemente ci mostra la storia da un’altra prospettiva e fornendo informazioni ulteriori.

Devo ammettere che 3/4 buoni del romanzo e soprattutto le prime 70 pagine circa sono tra le migliori letture weird che abbia fatto di recente: il testo convince, tocca vette di immaginario e orrore cosmico altissime e con una bravura narrativa davvero encomiabile.

Se dovessi muovere due critiche alla storia sarebbero solo le seguenti: verso la fine la storia scivola eccessivamente nel gore, con punte di azione e violenza che reputo personalmente eccessive, anche rispetto al tono e allo stile di Lovecraft e del testo originale.

Sempre verso la fine della storia, anche rileggendo l’originale racconto di Lovecraft, anzi soprattutto rileggendolo “assieme” alla lettura di LaValle, trovo alcuni dettagli un po’ stridenti con la storia originaria.

Forse LaValle avrebbe avuto tutti gli elementi per creare un racconto totalmente originale, con solo personaggi propri, autonomo rispetto a “Orrore a Red Hook”, che come tale sarebbe stato ancor più convincente.

In ogni caso consiglio caldamente la lettura di questa bellissima storia horror, che si può – anche più dell’originale Lovecraftiano da cui trae le sorti – ascrivere al ciclo dei Grandi Antichi… Non dico di più, ma la copertina italiana di Torello è già significativa ed evocativa!

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Per maggiori info rimando al sito dell’editore: http://www.edizionihypnos.com/home/68-la-ballata-di-black-tom.html

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Dylan Dog & Dampyr – Recensione
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Questo mese Dylan Dog e Dampyr si incontrano per la prima volta in una storia doppia frazionata tra Dyd 371 e Dampyr 209. Con doppia cover (componibile) di entrambe le testate giusto per massimizzare i profitti con collezionisti come me… Imperdibile cross-over su cui non voglio fare spoiler, per cui mi limiterò a dire, della trama, che Dylan Dog si troverà coinvolto in una missione insieme ad Harlan Draka, il dampyr, e il suo gruppo, per farmere i piani di un maestro della notte, cioè un vampiro…

La prima parte della storia è su Dylan Dog, scritto da Recchioni (che non amo particolarmente) con la collaborazione di Giulio Antonio Gualtieri, mentre ai disegni troviamo un semplicemente fenomenale Daniele Bigliardo; la seconda parte è su Dampyr, con testi del “boss” Boselli e disegni del maestro “dylaniato” Brindisi. Copertine rispettivamente dei soliti Cavenago e Riboldi, belle in entrambe le variant cover.

La prima parte della storia è caratterizzata da accessiva azione: francamente si supera il limite che ritengo sarebbe congruo con la storia e la location, soprattutto nello spirito che dovrebbe caratterizzare la testata di Dog, rispetto a Dampyr. Il personaggio di Dylan, come troppo spesso nella produzione Recchioni, mi pare ridotto a una macchietta, un’accozzaglia di stereotipi sul personaggio che lo rendono quasi ridicolo, anzi grottesco. Invece Harlan, il dampyr, si presenta come una sorta di Rambo, spietato e feroce, che francamente pare difficile riconoscere nel noto e riflessivo Harlan. La storia si presta bene comunque a far incrociare i personaggi e offre anche alcune belle scene horror, dal forte impatto, anche visivo (grazie a Bigliardo). Personalmente, però, avrei gradito un approccio più soft e “nobile” nell’incontro tra questi due personaggi Bonelliani, che poteva ben nascere sulla nota professione di Dog, personaggio pubblico notorio nel suo mondo, su segnalazione magari del guardiano angelico che nella trama di Dampyr ha sempre un ruolo fondamentale e invece appare totalmente assente in questa storia, in cui Recchioni pare quasi far incrociare i personaggi per caso, in realtà sulla base di uno studiato escamotage narrativo che predilige i suoi stilemi, ma senza convincere troppo.

La seconda parte della storia, sulle pagine di Dampyr, torna a un buon e migliore equilibrio tra i personaggi e si presenta molto più valida, concludendo più che degnamente il tutto. Dylan viene recuperato come personaggio, creando la giusta fraternità e amicizia con gli altri personaggi che, del resto, hanno sempre fraternizzato con tutti e proprio non si capiva perchè dovessero apparire così contrari a un Dylan che, improvvisamente, sveste l’abito da “imbranato” che aveva nella prima parte della storia e recupera il carisma di un investigatore dell’incubo che da decenni, ben prima che Bonelli facesse nascere l’altra collana di Dampyr, ha affrontato mostri e assassini in situazioni che spesso nulla avevano da invidiare a quelle di Harlan e compagni.

Complessivamente è un bel arco narrativo, che rende piacevole e riuscita la storia e che forse ci riserverà futuri nuovi incontri…

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