Robert E. Howard – Solomon Kane La saga completa – Recensione
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In questo blog i temi principali, oltre a ciò che scrivo direttamente, sono Dracula e vampiri, Lovecraft, ma anche Robert E. Howard, di cui ho già presentato varie opere, così come ho recensito vari libri dell’editore Il Palindromo, sempre foriero di ottime proposte narrative e saggistiche. L’ultima uscita della collana “I tre sedili deserti” (di cui ho già recensito i volumi di Machen, Hodgson, Bergier, Merrit e Meyrink), è una delle mie saghe preferite di Howard: il ciclo completo di Solomon Kane.

Howard ha scritto moltissimi racconti nella sua breve vita e sicuramente i suoi personaggi più celebri sono il trio composto da Conan il barbaro (il più celebre, di cui Providence Press sta curando il ciclo completo in splendidi volumi lussuosi), Kull di Valusia (attualmente edito da Fanucci) e proprio Solomon Kane.

Tra questi, Solomon si presenta come quello più sfaccettato e umano. Infatti, Conan e Kull sono archetipi dell’eroe fantasy per eccellenza, con ambientazioni in epoche ataviche, in tempi in cui Atlantide era un regno potente, secoli prima i popoli che tracciano la nostra storia, di fatto in contesti così stranianti da sembrare quasi mondi paralleli, ricchi di magia.

Solomon Kane è invece un puritano del Cinquecento: si muove nella nostra storia reale, nel mondo che conosciamo. Alcuni racconti sono perfette storie di avventura, tra cappa e spada e atmosfere Salgariane, senza alcuna declinazione al fantastico; eppure, la vera componente esoterica di Solomon si rivela nei racconti dove egli affronta creature sovrannaturali o entità spettrali, mostruose e demoniache.

Kane è un personaggio quasi invasato: si ritiene veicolo della giustizia divina, che spesso si manifesta nel suo proteggere o vendicare i più deboli, quasi al fanatismo; altre volte, proprio nell’affrontare il sovrannaturale, quale manifestazione di ciò che è avverso a Dio, seppur con sfumature che si mitigano con l’evoluzione del personaggio.

In Kane la voluntas dell’uomo conta tanto quanto la forza: egli è un temibile spadaccino, con muscoli d’acciaio, ma dotato appunto di quella fede cieca votata alla giustizia che gli consente di affrontare persino l’immateriale, quasi plasmandone la consistenza a livello quantico.

Proprio nel succitato primo volume delle Cronache barbariche di Conan (ed. Providence Press), è presente il mio saggio “Alle origini del Fantasy: come Howard ha reintegrato un genere“, in cui mi dilungo nell’osservare come Howard abbia saputo recuperare le influenze e atmosfere più cupe e preternaturali della mitologia e dell’epica antica all’interno del genere fantasy moderno, come da lui tracciato, spesso al confine con altri generi, il weird e lo horror. Da questo punto di vista, Solomon Kane è l’apoteosi di questo modello, che tocca l’apice col racconto “I passi nel mausoleo”, dove le avventure e i mondi Howardiani trovano proprio una perfetta fusione con la religione giudaico-cristiana.

Era circa un quarto di secolo che non rileggevo integralmente le avventure di Solomon Kane, che avevo amato nell’edizione Nord, in cui i racconti di Howard erano completati e arricchiti da alcuni contributi di Gialuigi Zuddas (maestro del genere in Italia, il cui ciclo delle amazzoni è attualmente disponibile nella splendida edizione Tabula Fati, nella stessa collana dove ho l’onore di essere presente anche io con Il Dio del dolore).

Questa è stata una splendida occasione per rileggere tutta la saga, filologicamente pura, nella sua forma originale, dove i frammenti restano tali e lasciano spazio alla fantasia. Infatti, l’intero ciclo viene riproposto con fedeltà agli originali, corredato da commenti a ogni storia (nella migliore tradizione dei grandi curatori e penso a Lippi), impreziosito da illustrazioni d’epoca (credo mai proposte prima), una mappa dei luoghi (già proposta da Fanucci negli anni ’70) e soprattutto approfondimenti firmati da Guarriello, De Turris, Aguanno e Gualchierotti. 

I commenti a ogni racconto, infatti, penso a firma del solo Gualchierotti, o forse col contributo di Aguanno (che ha magistralmente tradotto tutto il ciclo), permettono a tratti di ricostruire la storia editoriale del racconto, a volte di comprendere meglio i contesti storico-culturali di riferimento (spesso chiariti anche da note a piè di pagine, sempre essenziali), ma soprattutto aiutano una riflessione critica sullo stile e il personaggio, che viene anche approfondita dai saggi in appendice, in cui ho particolarmente apprezzato la distinzione tra eroe e antieroe di De Turris.

Ma quali sono le avventure di Kane? Una rapida carrellata, con qualche lieve spoiler, è la seguente:

Teschi nelle stelle, prima avventura, in cui Kane affronta uno spettro impalpabile e spezza un maleficio mortale; così come La mano destra del destino, simile al precedente, e il successivo Uno scricchiolio d’ossa, sono sostanzialmente storie di vendette post-mortem. La fiamma blu della vendetta, invece, così come La luna dei teschi e I figli di Asshur, sono racconti dove l’elemento sovrannaturale è assente, al massimo sostituito da un’atmosfera di antiche civiltà perdute. Il castello del Diavolo, I neri cavalieri della morte e Hawk di Basti sono invece frammenti incompleti, mentre L’unica macchia nera, Il ritorno di Sir Richard Grenville e Solomon Kane torna a casa sono poesie (con testo originale a fronte), l’ultima a perfetta conclusione della saga, la penultima con una fantasmagorica presenza. Ma l’apice è raggiunto dai racconti Ombre rosse, Le colline dei morti, Ali nella notte e I passi nel mausoleo, che potremmo definire una tetralogia Africana: in questi racconti è, infatti, presente una magnifica atmosfera sovrannaturale, che tinge le storie di sangue, orrore, mostri atavici e stregoneria, lungo il continente africano, con la presenza del personaggio più affascinante di tutta la produzione Howardiana, lo stregone N’Longa.

Il primo dei quattro racconti sarebbe quasi una avventura di vendetta, se non fosse per la transizione extracorporea che N’Longa compie rianimando un cadavere, mentre negli altri racconti sono presenti vampiri, simili a zombi o dalle influenze argonautiche delle arpie, e addirittura un’entità quasi incorporea e simile a un incubo Lovecraftiano, che danno una potente sferzata weird: in queste storie, la presenza di N’Longa, reale o di supporto, è fondamentale nel creare un potente ponte tra culture ed epoche, iconicamente racchiuse nel bastone che lo sciamano dona al puritano.

Tale bastone, nero, duro come il ferro, con una punta acuminata e un pomo dalla testa felina, porta strane incisioni ed è dotato di numerosi poteri magici: un’arma incredibile per distruggere il male (la più suggestiva della narrativa accanto al pentacolo elettrico di Carnacki), forse appartenuta allo stesso re Salomone, su cui si apre proprio il più ricco e suggestivo passaggio di tutta la saga: riconciliando Kane, sempre più suggestionato per primo dall’efficacia del potere pagano di N’Longa, con il proprio Dio, di cui Salomone è stato un fervente servitore, come lui che porta – come nota Gualchierotti – lo stesso nome accanto a quello, storpiato, di Caino (con un suggestivo richiamo all’ebreo errante).

In appendice, infine, una bibliografia di Howard in Italia (essenziale, forse lievemente scarna o imprecisa sulle più recenti pubblicazioni felsinee) e una preziosa biografia, esaustiva e sintetica, curata da Aguanno e arricchita da alcune foto d’epoca.

Un volume, quindi, che merita di essere letto, soprattutto da chi non avesse ancora fatto la conoscenza di Solomon Kane.

Solomon Kane. La saga completa | Robert. E. Howard

collana: I tre sedili deserti, 9

 a cura di Giuseppe Aguanno e Andrea Gualchierotti

prezzo 24 €
ISBN: 979-12-81-391-14-7