William Hope Hodgson – Il sogno di X – Recensione
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Una ricchissima proposta editoriale giunge in questa turbolenta estate e si presenta come una lettura ideale per la spiaggia, dato il tema anche marinaro caro al suo Autore, ma come un volume soprattutto immancabile in qualsiasi scaffale di cultori del weird e della letteratura del sovrannaturale: mi riferisco alla quarta proposta della collana “I tre sedili deserti” dell’editore il Palindromo, che presenta molteplici e sfaccettate opere inedite (in Italia) di William Hope Hodgson, con note a cura di Pietro Guarriello (massimo esperto italiano di narrativa weird e di Hodgson e Lovecraft in particolare), traduzioni di Giuseppe Aguanno e Maria Ceraso, introduzione di Gianfranco de Turris, impreziosito da venti tavole di Stephen E. Fabian e alcune fotografie dello stesso Hodgson, da lui scattate o che lo ritraggono (per complessive 348 pagg. b/n 15×19 cm, bross., al prezzo di 23€ – ISBN: 978-88-98447-56-5).

Chi era William Hope Hodgson? Questa domanda non dovrebbe richiedere risposta: si tratta di uno dei più importanti autori di weird contemporaneo, fra i Maestri di H.P.Lovecraft, e creatore di personaggi, suggestioni e visioni che non hanno pressoché eguali nella storia della narrativa. Personaggio rocambolesco, per lunghi anni marinaio (vita che ispirato il tema del mare, di orrori dagli abissi e di confini inesplorati), morto giovane nella prima guerra mondiale (dove non si risparmiava missioni anche pericolose), Hodgson era un primo esempio di culturista, anche gestore di una palestra, amante della fotografia e soprattutto abile scrittore visionario. Per conoscerlo meglio, non c’è migliore occasione proprio della ottima biografia dell’Autore condensata dalla bravissima Maria Ceraso nel volume, nel breve saggio “L’anima errante di William Hope Hodgson”, che tocca tutti gli eventi della vita dell’Autore (compresa l’occasione in cui sfidò Houdini, legando il celebre escapista in modo così abile da fargli fare una figuraccia e quasi lederlo fisicamente) con corredo di un ricco apparato fotografico.

Il volume spazia attraverso alcune delle opere più significative dell’Autore, partendo dal breve romanzo “Il sogno di X”, che dà il titolo al volume e che è una versione abridged del celebre romanzo (ad oggi ancora quasi introvabile in Italia) “La terra dell’eterna notte”, capolavoro visionario al confine con la fantascienza di Wells e il fantasy delle origini alla Eddison o al confine tra i generi come per Haggard.

Come ci spiega bene Guarriello nelle note al romanzo, questa versione abbreviata (come usanza dell’epoca), è una sorta di opera autonoma redatta dallo stesso Hodgson, <<Perché la storia editoriale di questo romanzo, in realtà, non finisce con la sua pubblicazione in Inghilterra nel 1912. Quasi in contemporanea, esce infatti anche una sua riduzione (…). Hodgson, in quello stesso anno, fece in pratica un’operazione di “taglia e cuci” sul suo testo e ne produsse una versione ridotta, che dalle originali duecentomila parole fu condensata in una novella di ventimila, e a questa cambiò anche il titolo che da The Night Land diventò The Dream of X (dove X sta per l’innominato narratore della storia). Il motivo di questa strana iniziativa è presto detto: a quei tempi, un libro pubblicato in Inghilterra da un autore britannico non godeva della protezione dei diritti anche negli Stati Uniti a meno che una sua stampa non fosse eseguita presso una tipografia americana.>> In questo modo Hodgson, si premurò quindi di salvaguardare la sua opera anche oltre oceano, presentando al contempo l’Opera come un frammento di un’opera reale, in cui a parti rivedute del testo originario, con un abile escamotage linguistico, associa note riassuntive delle parti mancanti, proprio come se fosse un mero compilatore di un testo altrui e ritrovato, così arricchendone l’originalità e genuinità.

A suo tempo lessi l’edizione integrale del romanzo e lo trovai faticoso, perché accanto alle scene più visionarie c’erano interminabili parti di vagabondaggi nella terra dell’eterna notte: il romanzo mi suggestionò moltissimo, contribuendo in parte all’immagine del pianeta Amhambara, palcoscenico del mio romanzo “Il Dio del dolore”. Questa versione abridged snellisce in maniera importante il testo, senza comprometterne la conoscenza della trama, la sua comprensione e soprattutto senza alterare le scene più visionarie, come le mostruose entità che la popolano (quasi dei grandi Antichi di Lovecraftiana qualità) e offrendo – in bianco e nero – le splendide illustrazioni di Fabian (di cui è presente anche una nota biografica sintetica) che offrono un panorama ulteriore di grande forza.

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Una nota sulla traduzione de “Il sogno di X” condotta da Giuseppe Aguanno: lo scoglio è stato il linguaggio, molto arcaico e, per certi versi, ripetitivo. La scelta che il traduttore ha operato è stata quella di proporre un linguaggio adeguato alla contemporaneità italiana, ma senza rinunciare all’uso di arcaismi che potessero “anticare” quanto basta il lavoro di Hope (in linea con le sue scelte stilistiche nell’originale), ma senza renderlo troppo pesante, per non creare impedimenti al lettore contemporaneo. In buona sostanza, la fedeltà al testo originale è elevatissima (verificabile parola per parola), mentre quella che è stata adattata è la sintassi, con costruzioni sciolte, più lineari (sciogliendo, ad esempio, alcuni periodi composti da un numero mostruoso di coordinate), ma che tengono conto del tono che Hodgson ha dato all’intera opera.

Dopo il romanzo, il volume prosegue con una breve antologia di alcuni racconti, quasi tutti inediti in Italia, che spaziano nella produzione di Hodgson.

“La Dea della Morte”, incentrato su una diabolica statua animata e assassina, senza spoiler, posso anticipare che per stile ed espedienti narrativi, compreso il finale a sorpresa, ricorda molto i casi di Carnacki, l’investigatore del paranormale / cacciatore di fantasmi che rappresenta forse il più celebre e riuscito personaggio dell’Autore.

“La Valle dei Bimbi Perduti” è invece una struggente fiaba dal gusto Vittoriano e dai pesanti risvolti escatologici, che forse ci mostra un lato profondamente credente di Hodgson che non sempre traspare così chiaramente dalle sue opere (come emerge anche dalle poesie presenti in questo stesso volume).

“La Locanda del Corvo Nero”, invece, rappresenta l’elemento più curioso del volume, perché è un vero e proprio racconto di avventura, dal gusto Howardiano e da forti tinte mistery, che è sicuramente una novità rispetto allo stile a cui Hodgson ci ha abituati. Idealmente tratto (e scritto in prima persona) dal diario di viaggio di John Dory, agente segreto, che – come ci informa sempre Guarriello – <<Doveva essere il primo racconto di una progettata serie, che nelle intenzioni di Hodgson avrebbe dovuto intitolarsi John Dory, Secret Exciseman; le premesse c’erano tutte ma, non si sa per quale motivo, nessun’altra storia di questo vagheggiato serial si sarebbe mai materializzata. A quel tempo Hodgson aveva già scritto tutti i suoi capolavori, e si stava dedicando con buon successo a un’altra serie incentrata sul personaggio di Capitan Gault, contrabbandiere e avventuriero>>. Forse Hodgson non ebbe altro tempo da dedicare al personaggio, sia per impegni letterari, sia a causa dello scoppio della guerra, ove avrebbe poi trovato prematura dipartita.

“La stanza della paura” rappresenta un altro riuscito racconto horror e spettrale, con protagonista un bambino, ma che per suggestione ricorda molto sempre le scene di Carnacki.

Anche “La promessa di Jacobeous Dacon” è un suggestivo racconto a tema fantasma e/o revenant ed è il solo racconto già apparso in Italia, sul secondo volume della rivista Hypnos della omonima casa editrice (nel cui catologo sono presenti due antologie, sempre curate da Pietro Guarriello, di racconti di orrori marini di Hodgson).

Infine, l’ultimo racconto di questa sezione, “Le Memorie di Carnacki, cacciatore di spettri”, come ci illumina Guarriello, <<è una piccola curiosità letteraria: si tratta infatti di un racconto finora inedito in Italia in cui Hodgson aveva condensato i “ricordi” delle prime quattro avventure vissute dal suo detective. Quasi un’appendice anomala della serie principale, uscì contemporaneamente alla prima storia di Carnacki, Il varco del mostro (…) e seguita, nei mesi consecutivi da La Casa tra i lauri, La stanza che fischiava e Il cavallo dell’invisibile>>. Il racconto condensa quindi queste quattro storie, e Hodgson lo fece pubblicare anche in USA per noti motivi di copyright. Probabilmente gli altri 5 racconti che compongono la saga di Carnacki sono assenti perché all’epoca ancora non pubblicati.

Il volume si conclude con una sezione intitolata “Il richiamo del mare” che contiene una serie di poesie (16 in tutto), tradotte da Maria Ceraso, che rappresentano una parte della produzione poetica di Hodgson, in cui egli si riteneva persino più dotato che nella narrativa: mostrano un Hodgson ancora inedito in Italia, molto riflessivo, con testi spesso incentrati su angoscianti immagini di morte, tempesti e fondi abissali, con punte visionarie di apparizioni di entità e dei che ricordano molto la sua produzione narrativa, ma anche la poetica di Coleridge.

La sezione è arricchita dall’inserimento di alcune foto d’epoca (17 in tutto) di mare e imbarcazioni, molto affascinanti, scattate dallo stesso Hodgson e chi ci mostrano istanti che egli ha voluto catturare nel proprio sguardo e nella propria memoria.

Chiude il volume la bibliografica essenziale di Hodgson in Italia. Copertina di Simone Geraci (particolare).

Insomma, se non conoscete Hodgson o se non avete questo volume, non posso che raccomandare di procurarvelo in assoluta urgenza!

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